Quelli cattivi (2019) by Massimo Lugli & Antonio Del Greco

Quelli cattivi (2019) by Massimo Lugli & Antonio Del Greco

autore:Massimo Lugli & Antonio Del Greco [Lugli, Massimo & Greco, Antonio Del]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2019-02-10T23:00:00+00:00


Capitolo VII

«Me serve un fojo, Renuà».

«Pe' chi?»

«Pe' 'sto cazzo... Pe' me, no?»

«Ahó, vedi de datte 'na carmata che mica stai a parlà co' tu' sorella».

«Scusa, a Renuà, sto nei casini... Senza offesa».

«Vabbè, Sellerò, pe' quanno lo voi?»

«Subbito. Domani, dopodomani, appena puoi... E me riccomanno, deve esse bono».

«De quello nun te devi preoccupà».

«Lo so che sei er mejo... Vienime incontro, a Renuà, sto proprio in mezzo a le piste».

«Passa oggi pomeriggio co' le foto. Me ne serveno quattro. Nun venì a studio, lasciale in busta a Gino, quello che lavora al bar Rosati, 'o conosci, no?»

«Sì...».

«Si je la fai entro le dieci di sera, dopodomani te do er fojo».

«Grazie, a Renuà... E... insomma... quanto sarebbe?»

«So' quattro meloni, ar solito».

«Vabbè, allora se vedemo dopodomani... a che ora?»

«Famo le undici così sto sicuro che er lavoro è finito e nun te faccio aspettà. Bella Sellerò».

«Bella Renuà».

Sellerone deglutisce a secco, guarda il Rolex che si è comprato appena tornato dalla Spagna, un piccolo anticipo dei lussi che si aspettava dalla sua parte di bottino e gli dice mentalmente addio. Mettersi a trattare al telefono con Renoir, il falsario più rinomato di Roma, il pittore con studio a via Margutta, una decorosa reputazione nelle gallerie del centro e conclamati agganci coi servizi segreti - che lo lasciano razzolare impunemente nel suo mondo grigio di passaporti, carte d'identità o libretti di circolazione farlocchi in cambio di qualche dritta sulla mala e, a volte, di qualche lavoretto fuori ordinanza - è fuori questione. Ha già parlato troppo anche se da una cabina telefonica e quattro milioni, per un passaporto made in Renoir, capace di aggirare qualsiasi controllo di polizia nazionale o estera, è la tariffa standard. Con la strizza che ha da quando hanno parcheggiato er Palletta - solo al ricordo del sacrificio dell'amico, che si è fatto ammazzare per fargli scudo col suo corpo, gli si inumidiscono gli occhi - non può permettersi di perdere neanche un quarto d'ora. Vive rintanato in una pensione vicino a Termini, si tiene lontano da tutti i giri dove Salis potrebbe avere qualche aggancio (quindi l'intera zona di Ostia e gran parte delle confraternite malavitose di tutta Roma), s'è tagliato i capelli a forbiciate e mangia appena, per la paura e l'angoscia, e trema a ogni passo dietro di sé, cercando di restare sempre in mezzo alla folla che gravita attorno alla bolgia quotidiana della stazione. La gente, tanta gente, è sempre uno scudo, oltre che un rifugio quando ti cercano. E di sicuro lo stanno cercando.

Un morto che cammina, ecco come si sente. Salis non sbaglierà due volte. Il prossimo è lui, se non fa la bella alla svelta. E di sicuro poi toccherà a Tortellino.

E lui deve scomparire se ha intenzione di restare vivo. La destinazione l'ha scelta a caso: Zanzibar. Non sa neanche bene dove si trovi, probabilmente in qualche posto dove gli uomini vanno in giro col gonnellino di banane e la lancia e le donne con la conca dell'acqua sulla testa... Lo ha sentito da



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